A colazione con… Ilaria - “La variante di Lüneburg” di Paolo Maurensing



Non è la prima volta che trovate Ilaria sul nostro blog. Anche oggi torna con un altro suggerimento affascinante, prendetevi il tempo e godetevi la lettura!


 La variante di Lüneburg, Paolo Maurensing, Adelphi Edizioni, 1993


La variante di Lüneburg: una partita a scacchi con noi stessi


“[…] chi ci può assicurare con certezza che il nostro comportamento, o anche soltanto il nostro pensiero, non provochi inconsapevolmente delle catastrofi?” 


“Questa è l’Attenzione di cui parlo! Come se la posta in gioco fosse la tua vita stessa, o meglio: non solo la tua - perché tu potresti anche essere un potenziale suicida -, bensì quella delle persone che ti sono più care”


Era tanto tempo che non mi capitava di leggere un libro così. Denso, perturbante, a infiniti livelli di comprensione. Di quelli che porti con te, che riapri per chiederti se hai capito bene o se possa esserci un’altra spiegazione che non avevi ancora capito. 


Lo abbiamo scelto come libro di gennaio, tra altre 3 proposte di libri di autori italiani del secondo Novecento (Paolo Maurensig è morto nel maggio del 2021, questo libro è uscito nel 1993). Non avevamo l’obiettivo di leggere un libro sull’Olocausto, eppure abbiamo letto uno dei libri che meglio lo fa sentire addosso. Nelle descrizioni delle prime rappresaglie sugli ebrei, dell’escalation di persecuzione e la vita nei campi di concentramento, si sente fisicamente la disperazione, la demolizione di ogni pensiero umano.  


La storia si apre con una morte, quella di Frisch, un imprenditore austriaco con una grande passione per gli scacchi. Come ogni venerdì sta tornando nella sua villa settecentesca fuori Vienna in treno, quando un ragazzo entra nello scompartimento occupato da lui e dal suo compagno di viaggio. Il ragazzo si chiama Mayer, anche lui è appassionato di scacchi, e sfida Frisch commentando le sue scelte nella partita appena conclusa. Mayer sostiene che Frisch non abbia giocato al suo meglio la variante di Lüneburg, serie di mosse che lui ha riconosciuto. Frisch è infastidito, ma poi affascinato da quel giovane, che dimostra di conoscere gli scacchi e la variante così bene. Gli chiede di giocare a scacchi con lui, Mayer risponde che non può più giocare a scacchi e su sua richiesta gli racconta perché. 


Comincia dal dire come ha conosciuto il gioco degli scacchi, come abbia scoperto di avere talento, diventata ossessione, di come abbia incontrato Tabori, un uomo misterioso e maestro negli scacchi, che avrebbe convinto a diventare il suo maestro. Racconta la una formazione durissima a cui Tabori l’ha sottoposto, con una scacchiera che sembrava punirlo con il dolore fisico per ogni mossa sbagliata.


Un giorno Tabori sparì, senza dire nulla, e Hans smise di giocare a scacchi, riducendosi a chiedere l’elemosina per strada. Poteva essere finita lì la sua vita e la sua passione, ma Tabori aveva ancora un conto in sospeso con il passato, non una vendetta ma piuttosto una “sorta di equilibrio, di compensazione naturale” da ristabilire, per il quale aveva bisogno di adottare Hans e di raccontargli la sua vera storia. 


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“La variante di Lüneburg” è un libro sugli scacchi, sull’ossessione per qualcosa che può ucciderci o darci la vita. È un libro sulla formazione, su come si mette a frutto un talento, sui cerchi che si chiudono, sul potere delle storie. É un libro con dei tratti di realismo magico: la scacchiera sembra poter punire con il dolore che sbagli e Tabori sa vedere la passione di qualcuno per gli scacchi da quanto è grande una ferita di luce che compare sulla fronte. 


Al centro di tutta la partita e del libro c’è la scelta e le conseguenze delle nostre scelte, quelle previste, desiderate, inaspettate. Giocare a scacchi è un modo per imparare a prevedere tutte le conseguenze possibili, per allenare l’attenzione, la capacità di guardare (e non solo vedere). 


Tabori e Hans mostrano come anche scegliere di non mettere a frutto un talento sia pericoloso, perché le passioni e i talenti che abbiamo sono un debito nei confronti di chi le ha coltivate prima di noi. Abbiamo la responsabilità di portare avanti la conoscenza, la ricerca, proprio come la famiglia di Tabori tramanda la conoscenza degli scacchi da generazioni. 


Nel campo di concentramento scopriamo che anche sprecare un talento ha un prezzo, molto più caro che viverlo (e anche rischiare di lasciarsi consumare). 


In 158 pagine attraversiamo dubbi, paure, desideri come in un labirinto. Dubbi esistenziali, domande che risuoneranno nella nostra mente anche per giorni (forse mesi e anni) dopo che lo avremo finito. 


Siamo eroi o antieroi? 

Nutriamo una passione che pretende la nostra abnegazione? 

Siamo pronti ad avere pazienza e aspettare fino alla fine della nostra vita, pur di restituire ciò che è giusto? (Non compiere una vendetta, ma solo restituire per equilibrare). 


E ancora: Frisch si è ucciso? È stato ucciso? 


Il finale è aperto, ma ognuno di noi cerca la sua risposta nelle pagine iniziali, che come un meccanismo perfetto risultano chiare solo se le rileggiamo dopo averlo finito. 


Tanto che, come una partita a scacchi, viene voglia di ricominciarla.  


La colazione: questa volta ho optato per un semplice cappuccino, che mi hanno portato nella tazzina di Illy con una delle mie frasi preferite "May you live in interesting times", tema della Biennale del 2019. 



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