Questo mese vi portiamo in Egitto con Nagib Mahfuz.
E, udite udite... Abbiamo la stessa edizione! Finalmente siamo riuscite a prendere in prestito la stessa versione, un'economica Feltrinelli, dall'invitante copertina blu.
Mahfuz è un autore decisamente prolifico, che ha contribuito in modo eccezionale allo sviluppo della letteratura araba contemporanea grazie alle sue numerose opere. È stato romanziere ma anche sceneggiatore, drammaturgo e giornalista.
La sua produzione gli ha valso un nobel per la letteratura nel 1988.
Nelle sue opere, di carattere realista, i protagonisti sono personaggi della fascia povera della società, con vizi e virtù, e lo sfondo è la sua città, Il Cairo.
Tra le tante opere abbiamo scelto il romanzo "Notti delle mille e una notte", che vuole essere il seguito del più celebre "Le mille e una notte", che vede protagonista la bellissima e intelligente Shahrazàd: con i suoi racconti si salva la vita dal perfido sultano e riporta la pace nel regno.
L'autore riesce a mantenere l'atmosfera fiabesca del modello da cui prende spunto e allo stesso tempo ci riporta alla realtà quotidiana del quartiere, alle vicende reali dei personaggi, ad uno sguardo umani e vero di vicende immaginarie.
Nella versione di Mahfuz, la sensazione è quella di un passaggio di testimone da un personaggio all'altro nel raccontare la vicenda che li vede protagonisti. Il libro infatti è diviso in capitoli che prendono il nome dal protagonista di quella storia; allo stesso tempo sono tutti collegati tra loro da legami di sangue, di amicizia, di affari, di corruzione e allora l'intreccio si complica per mostrare sfaccettature diverse dello stesso personaggio.
In un certo senso è come se Mahfuz volesse dare l'idea che la salvezza che passa di uomo in uomo unisca tutti in un grande dipinto.
Questo ci porta a pensare inizialmente che i personaggi sembrino tanti, coinvolti in una vicenda quasi confusionaria, come se ci trovassimo anche noi al caffè del quartiere immersi tra le chiacchiere degli avventori e ne seguissimo i discorsi; man mano che ci si addentra nella lettura i personaggi si conoscono meglio, vengono definiti uno ad uno, e si capisce attraverso quali avventure, prove e disgrazie devono passare.
Le descrizioni sono realistiche, autentiche, riportano ad immagini reali, a volte crude e profondamente ingiuste, raccontano la vita così come avviene. L'unico filtro che contrasta con questo senso di autenticità è la struttura fiabesca delle mille e una notte.
Un'altra caratteristica che viene ripresa dalla tradizione letteraria orientale è la presenza dei Geni, che con i loro interventi mettono in subbuglio la vita degli esseri umani, con fine ultimo il bene, anche se al nostro occhio alcune azioni non sembrano inizialmente positive.
Tutte le storie portano i protagonisti a venir messi alla prova, comprese le persone dotate della migliore tempra morale: si ritrovano a lottare interiormente con i proprio demoni (la lussuria, l’avidità, il voler superare il prossimo…). In qualche modo, l'autore racconta come ci sia la possibilità di riscatto per ognuno, e quasi ci suggerisce che sta a noi come cogliere l'opportunità.
Attraverso le loro storie, Mahfuz mette in mostra i valori e i vizi umani, e li presenta al lettore in una forma poetica che rimanda ad una saggezza antica:
"Una prova della reticenza della verità è che quest'ultima non spiana a nessuno il cammino né priva alcuno della speranza di raggiungerla. Lascia la gente a cavalcare per i deserti dell'incertezza e ad annegare nei mari del dubbio. Chi crede di averla raggiunta si è separato da lei, chi pensa di essersene allontanato ha perso la strada. Non la si può raggiungere se non la si sfugge, è inevitabile."
Su consiglio di Fede, non affezionatevi a nessuno perché [SPOILEEEEER!!!] i personaggi muoiono uno dopo l’altro (magari rinascono eh): insomma, c’è chi soccombe, c’è chi in qualche modo (o in un’altra vita) espia i peccati commessi.
La religione è un altro elemento protagonista, e regge tutte le decisioni (e di conseguenza tutte le storie girano intorno ad essa), sia umane sia sovrannaturali. Come da tradizione, i personaggi rimandano a Allah e al suo volere ogni decisione, e il loro operato sarà giudicato sempre. Questo però non li ferma dal compiere azioni violente o negative.
In questo Mahfuz è davvero un maestro innovatore: riesce infatti a riprendere il filone tradizionale del racconto con tutte le sue caratteristiche fondamentali (prima tra tutte, la forte presenza religiosa nella quotidianità delle comunità arabe) e a rinnovarlo, rendendolo contemporaneo, attraverso le contraddizioni umane.
Per Fede è una cultura completamente nuova, anche se dall’altra parte del mare. Certi sottintesi culturali non li ha colti per mancanza di conoscenza, non è sempre facile leggere riponendo il proprio modo di vedere il mondo. Quando si affronta qualcosa di nuovo bisogna cercare di non interpretarlo con i propri sistemi di giudizio.
Per Jas è stato un ritorno ai tempi dello studio, a quando immersa tra una lezione e l'altra scopriva la lingua araba e le culture e i paesi ad essa collegata, un mondo con cui in parte ha sempre avuto contatti, ma quasi stando ai margini.
Attraverso i romanzi degli autori che si susseguivano nei corsi ha viaggiato di paese in paese e di epoca in epoca. Mahfuz con i suoi romanzi ha sicuramente alimentato le fantasie sull'Egitto e sul Cairo, rendendo questo posto affascinante e reale allo stesso tempo.
Nella nostra edizione, un piccolo aiuto al lettore è dato dal glossario a fondo del libro che spiega alcuni termini arabi traslitterati.
La nostra colazione per febbraio è... qualcosa a tema!
Infatti abbiamo optato entrambe per le bugie di carnevale!
Fede ne ha provate per tutto il mese in diversi posti e quelle di Tortatelier vincono il suo cuore di golosa! Si è concessa chiacchiere leggere come nuvole e tortelli di carnevale ripieni di crema divina. I tortelli sono della misura perfetta per stare tra lingua e palato, le chiacchiere, sottili e impreziosite dallo zucchero a velo (unico caso in cui Fede accetta l’esistenza dello zucchero a velo), non durano molto, spariscono una dietro l’altra!
Tortatelier è una pasticceria in via Pietro Maroncelli 9 a Milano. Entrando verrete accolti da un abbraccio di burro e spezie, a seconda di quello che stanno creando nel laboratorio a vista. Producono molto su prenotazione per evitare sprechi e permettere al cliente di avere prodotti freschi (che delusione è quando si comprano sfoglie del giorno prima??): potete farlo direttamente dal loro sito, bellissimo e coloratissimo. Se giocate d’anticipo potrete acquistare con sconto! Non male come idea!
Non manca il te’ verde giapponese, a lavar via i sensi di colpa. Questa volta il genmaicha, foglie di te’ con riso soffiato e polvere di matcha, ne aveva parlato anche Greta in una sua recensione&colazione! Gusto verde e tostato, che profumo!
Jas preferisce le bugie ripiene. E così questo mese ne ha prese qualcuna in panetteria (la pigrizia per produrle a casa è tanta, quant'è pratico e veloce comprarle?). Perché in panetteria?
Ho come la sensazione che in questi posti le bugie prendano un sapore di fatto a mano, quasi quasi di casereccio, di qualcosa di buono che farebbe anche la mamma. Non tutte le panetterie le producono direttamente, ma a Torino diverse lo fanno ancora.
Il ripieno è quello alla marmellata (albicocche, ciliegie), raramente cioccolato, perché per quelle al cioccolato bisogna essere bravi (e per questo meglio seguire il consiglio di Fede e andare in pasticceria). Anch'io accompagno con una bevanda calda e scelgo una tisana della collezione Pukka Herbs, limone, zenzero e miele. Un gusto un po' pungente per equilibrare la dolcezza delle bugie.
Ognuna nella propria cucina, ci siamo fatte una bella scorpacciata di bugie o chiacchiere... Voi come le chiamate? E quali preferite? Aspettiamo le vostre risposte!
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