Dopo i pipponi sulla crescita personale, mi dedico a qualcosa di "amorevole" incentrato su una delle nostre (credo di poter coinvolgere anche Jas in questa affermazione) grandi passioni:
MAGNARE
Ho incontrato "Bread, Wine, Chocolate. La lenta scomparsa dei cibi che più amiamo"
di Simran Sethi ad un Salone del Libro di qualche anno fa (by the way, è anche autografato dall' autrice).
...dimenticare la copertina del libro a casa |
I cibi e le bevande ai quali ci rivolgiamo quando vogliamo festeggiare o nelle cui braccia ci gettiamo se abbiamo bisogno di conforto minacciano di scomparire, o meglio di "appiattirsi".
Perché? Tanti motivi, principalmente le scelte di noi consumatori, abitudinari e senza curiosità. Me ne rendo conto anche io che quando faccio la spesa: gli ortaggi e la frutta devono essere sempre di quelle qualità specifiche (i pomodori piccadilly, le mele ambrosia, le carote arancioni, le zucchine verde scuro, quelle verdi striate già mi destabilizzano).
Il gusto di quello che mangiamo, lo vogliamo sempre stabile, e non amiamo variazioni, delle 30 000 specie di piante commestibili ne coltiviamo solo 150, per ogni categoria, pochi rappresentanti. La biodiversità viene a mancare.
Mangiamo senza approfondimento, senza conoscenza, senza curiosità.
Partendo proprio dalle sue lacune, la giornalista districa i suoi tre anni di viaggi, ricerche, interviste, scoperte in capitoli dedicati a: vino, cioccolato, caffè, birra, pane, nell'ultima parte spunta il polpo, (per poter parlare dell'attività ittica).
E' un percorso d'amore e di curiosità, di comprensione degli ingredienti sul campo (in senso agricolo) nella loro forma originaria, delle persone che lavorano per la raccolta o coltivazione, per passare a chi tratta e crea il prodotto finito, l'impatto sull' ecosistema delle scelte umane. Tutto il giro completo.
Simran trasmette al lettore la sua passione e la sua spinta al voler comprendere, anche quando parla di componenti chimiche o di dati. Personalmente odio i numeri, eppure sono così importanti, mi son costretta a passarci attraverso. Ad esempio: che percentuale ricevono i coltivatori di cacao, rispetto al prezzo di vendita di una barretta? Risposta: dal 3,5 al 6,4%. Pensate a quanto pagate una barretta di cioccolato al supermercato. Fatevi i calcoli, ché io ho già detto che odio i numeri quindi non vi posso aiutare. Pensate invece al potere del cioccolato nei vostri momenti bui, chiedetevi se non sia il caso di optare per una tavoletta più complessa nei suoi aromi, più giusta nei confronti di chi la produce e di metterci più attenzione mentre un pezzetto si scioglie in bocca e vi regala la sua complessità facendovi rilassare.
Chiediamoci sempre mentre facciamo la spesa (facendo attenzione anche a dove la facciamo!):
Perché è importante fare attenzione a cosa compriamo?
Per noi stessi, per mangiare qualcosa di davvero nutriente.
Per chi coltiva le materie prime, per chi elabora il prodotto finale, perché ricevano un giusto compenso e perché la nostra gioia non vada a spese degli altri.
Per l'ecosistema in cui viviamo, perché lo stiamo esasperando e impoverendo.
"Mangiare è un atto agricolo" dice il filosofo Wendell Berry.
Non dimentichiamoci che quello che mangiamo ci lega alla terra, alle persone che l'hanno lavorata, a chi cucina e presenta a noi gli ingredienti rielaborati. Siamo tutti collegati.
Ma se proprio non abbiamo alcuno slancio altruistico o ecologico, facciamo appello al nostro egoismo, perché altrimenti non potremo più assaporare questi prodotti.
A conclusione di ogni capitolo troviamo le guide all'assaggio delle nostre droghe preferite, a fine libro le ruote dei sapori e degli aromi. La presenza di queste schede ci consente di mettere in pratica quello che leggiamo: prendiamo una fetta di pane, un tocchetto di cioccolato, un goccio di caffè, un sorso di vino o birra e proviamo a cercarne gli aromi e i sapori.
E' una sfida a cui non siamo abituati, vero? Prendiamoci il tempo che ci meritiamo e giochiamo!
E ora, finalmente:
LA COLAZIONE
Ma non trattiamo di colazioni, noi?
Ora mi spiego: è un ristorantino improntato sull'asporto, che vi accoglie dalla mattina con dolci fatti in casa, infusi caldi o freddi, granola e yogurt, e a pranzo/cena con piatti della cucina coreani quali il Bibimbap.
No, non sono un'esperta culinaria e non ho titoli per parlare (in più sono anche vegetariana, peggio di così!) ma quello che ho mangiato, mi è sembrato così buono da commuovermi. Lo senti quando mangi qualcosa che oltre ad essere gustoso, fa bene al tuo corpo.
La cura che i proprietari hanno nei confronti dei clienti passa attraverso tante forme: oltre a preparare tutto loro con le loro mani, a scegliere verdure biologiche, hanno opzioni vegetariane o vegane (grazie, quasi piango) e si stanno adoperando anche per dolci gluten free.
Persino il menù, super carino, è disegnato a mano da un'artista giapponese residente in Italia.
Ci sono anche influenze giapponesi, perché la proprietaria è nata e cresciuta in Giappone.
Sapete quando ha aperto? Proprio durante il lock down. La loro apertura era già pianificata, possiamo solo immaginare quali difficoltà avranno dovuto affrontare e quali i rischi dovuti al periodo...
Non vi sembra questo un atto di amore e coraggio?
Hanno cuore, capiscono i loro clienti come capiscono gli ingredienti che usano per i loro piatti. Se hai piacere di chiacchierare, vengono a conoscerti e a raccontarti lo spirito del locale, se ti trovano più riservato, lasciano il tuo spazio.
Sono stata anche a cena, ci sono pochi tavoli cui si aggiunge un avanzamento sul marciapiede davanti, quindi consiglio di prenotare se si vuol mangiare in loco!
Per colazione, ci sono stata un sabato mattina: ero l'unica cliente, la musica in armonia con il locale, i proprietari affaccendati nelle preparazioni, mi sembrava "casa".
Mi sono persa nell' atmosfera: decorazioni scelte con gusto, piccole composizioni di fiori sempre curate che rinfrescano la vista, dettagli del locale tutti da scoprire. Vorrei prendere un tavolo in affitto e restarci a leggere un' intera giornata.
Quella mattina ho provato tutte le pound cake a disposizione e ho iniziato da quella al cioccolato e cannella, ovviamente stavo leggendo il capitolo sul cioccolato. Le altre erano al sesamo nero (la mia preferita!), matcha&azuki (irrinunciabile) e la chiffon cake (una nuvola!).
sempre fatto da loro e finalmente ho capito cosa voglia dire "andare in brodo di giuggiole".
Trovandosi in Via Vigevano a Milano, è una bella idea prendere da asporto e mangiare sui Navigli, ora che il tempo è bello e la situazione ci spinge a preferire luoghi all'aperto!
Trovandosi in Via Vigevano a Milano, è una bella idea prendere da asporto e mangiare sui Navigli, ora che il tempo è bello e la situazione ci spinge a preferire luoghi all'aperto!
Oltre che per le colazioni, lo consiglio per ogni ora del giorno!
giuggiole prendete da asporto e godetevi Milano
Sento di dover concludere ringraziando sia la scrittrice sia i proprietari del locale, perché entrambi portano avanti con i loro atti di cibo, amore e coraggio, la missione di spargere conoscenza, chi con un mezzo chi con l'altro, mettendoci tutto il cuore possibile.
A casa. Resti e copertina |
Menù, super carino, la parte "colazione" |
Sito dell'autrice:
https://simransethi.com/
Chi è Simran Sethi?
"Simran Sethi is a journalist, scholar and public speaker who’s endlessly curious about food, psychology, and the people and places beyond the plate"
Sito del locale:
http://www.lisei.it/
Sito dell'artista giapponese che ha disegnato il menù:
https://www.dalitaliartek.com/
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