A colazione con Jas - "E poi basta" di Hakuzwimana Ripanti da Tauer Bakery

Espérance Hakuzwimana Ripanti, autrice di “E poi basta”, verso la fine del libro (non ci sono spoiler, giuro!) dice di avere Pavese nello zaino, mentre... E' in questi momenti che vorresti stalkerare la scrittrice e dirle che anche tu ami Pavese e poi iniziare lunghe chiacchierate sui passi preferiti dei suoi libri (sto dando per scontato che Ripanti sia una fan di Pavese come me).



La verità è che il suo libro è molto di più e merita una bella lettura: parla di una lotta contro un nemico che a me oggi sembra imbattibile, il razzismo. Non solo gli insulti e le aggressioni, ma quelle situazioni continue che creano un forte disagio e che a spiegarle non tutt* capiscono, anche quando ti vogliono bene.

“Sì, ma di dove sei veramente?”

Le stesse domande che io, la mia famiglia e alcun* amic* dobbiamo affrontare, le ritrovo tra le queste pagine. E trovo la stessa rabbia, la stessa tristezza, la stessa stanchezza, la stessa delusione, lo stesso malessere. Con questo non voglio dire che io sia una vittima o che abbia sempre ragione: continuo ad essere cresciuta immersa nello stesso sistema sbagliato e ne ho assimilato inconsciamente moltissimi meccanismi. Col tempo ho imparato a riconoscerli, e sto lavorando per smontarli, dentro e fuori di me.

Il suo libro diventa così un manifesto: ci racconta cosa vuol dire essere una donna nera italiana. Che detto così, cosa sarà mai nel nuovo millennio – ma che dico! Basta, che ormai le discriminazioni non esistono più!
Invece, mettere insieme queste tre parole – donna, nera, italiana – vuol dire aprire un mondo.

E' da tutta la vita che sono una persona nera.
Non l'ho scelto ma so benissimo cosa vuol dire. Spesso però sono gli altri a non saperlo, a dimenticarlo.
Sono nera, italiana, donna e scrivo.

Essere donna.
Negli ultimi decenni i movimenti per i diritti civili, in molti parti del mondo, hanno portato avanti lotte e discussioni su tantissimi temi, quindi sulla condizione che le donne vivono in Italia – no, non stiamo così bene come pensate – vi rimando a chi di competenza. Ovviamente, essendo l'autrice una donna, riporta la sua esperienza, la collezione di sessismo che ha subito. Che è simile a quella di molte, che è diversa da tutte.
Essere donna in un paese pensato per soli uomini non è facile.

Essere nera.
Ner*, migrante, stranier*, di seconda generazione, fisicamente divers* da chi ci sta intorno diventa curiosità (morbosa) per i benintenzionati, paura e manifestazioni di grande ignoranza (e violenza) per altri. E chi viene etichettat* con queste categorie in automatico deve giustificarsi: perché è in questo paese, perché parla questa lingua, come si trova (dove?), se ci resterà (dove??), se tornerà al suo paese (quale???).

E' inutile che ci nascondiamo dietro a paragoni imbarazzanti: l'Italia ha un problema con il razzismo e non lo sta affrontando.
Ripanti racconta in modo diretto, anzi, schietto, senza giri di parole e senza sconti come queste situazioni possano creare sofferenza, disagio, scontro. E racconta anche i meccanismi che nascono per difendersi, per svincolarsi veloci, per evitare, per non offendere, per uscirne con meno danni possibili. Attraverso la sua storia e le storie di altri/e spiega come una banale conversazione può prendere toni razzisti in modo inconsapevole, come ci si sente a subire e non sapere come rispondere, come difendersi.

Il saggio continua con capitoli ironici ma molto utili, come “Antirazzista wannabe”, dove vengono descritti tutte le situazioni da “io non sono razzista ma” e si trovano saggi consigli per evitare di essere davvero razzisti inconsapevoli, o “I libri degli altri”, ovvero le letture per lei significative (nell'elenco sbuca anche una favolosa Zadie Smith – altro motivo per stalkerarla); oppure capitoli dolorosi, come “Corpi” e “Mali trasparenti”: il primo parla di alcune delle persone che sono state vittime di attacchi razzisti negli ultimi anni in Italia, il secondo di quelle frasi dolorose – insulti, commenti, pregiudizi buttati addosso come una secchiata d'acqua gelida - con cui l'autrice ha dovuto confrontarsi nel corso della vita. Un esempio?
Comunque i neri puzzano. Cioè, tu no, ma i neri in generale puzzano.

Questa l'ho sentita anch'io, e più o meno suonava uguale. Quando ho provato a ribattere che probabilmente era la persona singola che aveva problemi di igiene e non un numero indefinito di umanità, mi è stato spiegato che è scientificamente provato (??) che “i neri” hanno delle caratteristiche fisiche a causa delle quali hanno un odore forte. Non mi hanno mai dato le fonti di questi studi scientifici che provano la puzza, ma essendo io donna immagino mi debba fidare...
Per concludere, ecco, vorrei che questo libro lo leggeste in tantissimi, così potrete capire le tante persone italiane, che sbuffano e mandano gli occhi al cielo ogni volta che qualche sconosciuto chiede, prima ancora di sapere il loro nome, da dove vengono veramente.

Quindi grazie Espérance Hakuzwimana Ripanti per aver spiegato quello che cerco di dire da anni - e per essere stata la voce di tante persone.
Grazie davvero.

Un libro che desideravo leggere da qualche tempo e che una persona cara mi ha gentilmente prestato. Grazie per le letture in comune.

La colazione l'ho fatta in un posticino tanto carino e pieno di zucchero buono. Sto parlando di Tauer Bakery, a Torino. Fino al 24 dicembre li troverete in via Ormea 71a, mentre dal prossimo anno si sposteranno in via Madama Cristina 22.

Dal nome avrete capito che si tratta di un posto dove si producono dolciumi e prodotti da forno come biscotti, torte... Ed è effettivamente così. Ad essere sincera, ero attratta dall'idea che avrei trovato di nuovo i cinnamon rolls, mentre ho storto un po' il naso a vedere che producevano anche i cupcakes - provati una sola volta nella vita e bocciati in pieno. No, non sono un'amante dello zucchero puro.
Ma che bella scoperta è stata! E soprattutto, mi sono ricreduta sui cupcakes! Che delizia! Possono esistere senza chilate inutili di zucchero! Fantastico!

Tornando alla colazione: cappuccino con cannella e cinnamon roll, che era perfetto. Cotto bene, dolce ma senza essere nauseante, anzi ne avrei preso un altro, leggero (è possibile!!!), forse di dimensioni ridotte rispetto a quelli con cui mi ingozzavo in Danimarca, ma buonissimo. Davvero, volevo piangere dalla commozione.

Ora, mi viene voglia di consigliarvi tutto quello che trovate in vetrina, perché i cookies sono molto buoni, la cheesecake classica fantastica e anche questa leggera, una gioia per palato e stomaco in pratica e infine i cupcakes... Diverse versioni e tutte da assaggiare. Come già spiegato, hanno la giusta dose di dolcezza senza esagerare, e gli abbinamenti dei vari gusti sono moto particolari. Questo è solo una parte di ciò che producono, ma sul sito potrete trovare molto di più.

La caffetteria: oltre alle preparazioni calde dei caffè, hanno una buona varietà di tisane e tè in bustina.
Le ragazze al bancone sono carinissime, ti accolgono con un sorriso che non finisce più e tu non puoi che sentirti coccolata.
Il locale – per ora - è piccolino, quindi se volete stare all'interno dovete sperare di non trovare più di due-tre persone sedute. Fuori nel déhor ci si può scaldare con delle coperte a disposizione dei clienti.

Un'iniziativa lodevole è la vendita dei prodotti scontati a fine giornata, e l'adesione al progetto di Too good to go, l'app che permette di comprare l'invenduto della giornata di supermercati, negozi e banchi per evitare gli sprechi di cibo.

Insomma, di motivi per scoprirlo mi sembra di averne dati molti, che state aspettando?


Per saperne di più:
Su Espérance Hakuzwimana Ripanti:

Su Tauer Bakery:


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