Siamo incappate in Stella Gibbons, scrittrice sconosciuta a entrambe, facendo ricerca su autrici donne comiche. A luglio volevamo qualcosa che ci facesse ridere, e per istinto o fortuna abbiamo scovato un'autrice dal taglio ironico e intelligente!
Nelle nostre vite da lettrici entrambe abbiamo letto i romanzi di Austen o delle sorelle Brontë, requisito necessario per capire meglio anche il romanzo che andiamo a presentarvi, e dove sta la critica.
È in effetti una parodia di quelli che sono i personaggi, gli scenari, gli insegnamenti del tipico romanzo rurale. Uno dei suoi modelli è stato il romanzo di Mary Webb "Tornata alla terra", che la stessa Gibbons aveva definito "caratterizzato da uno stile pomposo e da una trama ridicola".
La protagonista, Flora Poste, una giovane altolocata istruita a tutto meno che a sapersi mantenere da sola, si ritrova, orfana, a dover provvedere a sé stessa. Lavorando, penserete voi, come le suggerisce la sua amica emancipata? No, assolutamente! Facendosi mantenere da parenti.
"Ho solo diciannove anni, ma ho già notato che, mentre resistono assurdi pregiudizi nei confronti di chi vive alle spalle degli amici, nè la società nè la propria coscienza pongono limiti a quanto si possa far sborsare ai propri parenti"
In cambio del mantenimento, lei si impegna (impegno non richiesto dalle parti interessate!) a rimettere a posto le situazioni che secondo il suo modo di vedere non sono armoniose. E' all'apparenza superficiale, concentrata sull'etichetta e sulle formalità, ed ecco che si presentano due critiche: la funzione di una donna solo in quanto orpello, con scopo finale il matrimonio e non l'indipendenza acquisita attraverso un mestiere, la presunzione che una sola visione del mondo sia corretta e concepibile per una vita felice.
Dopo aver scritto a vari parenti, gli unici che accettano di accoglierla sono il ramo "strano" e sfortunato della famiglia, e lei accetta, presagendo già quante situazioni potrà "aggiustare".
I personaggi che circondano la protagonista sono dei contadini, i componenti della famiglia Desoladder, rozzi, violenti e pieni di pregiudizi nei confronti della cugina. Tutto va male in questa fattoria, i semi non attecchiscono, le mucche non danno latte, le persone sono scontente... Immaginate la gioia di Flora! Tra tutti, colpisce la nonna, una finta matta che tiene in scacco i discendenti, e che non fa altro che minacciare di avere crisi anticipate dalla frase: "Ho visto qualcosa nella legnaia"... Ma che avrà visto poi di tanto sconvolgente? Spoiler: Non lo sapremo mai.
"La fattoria delle magre consolazioni" è una critica, ma meglio dire, parodia del tipico romanzo a tema bucolico: dalla trama ai personaggi, sono tutti lì a permettere alla protagonista di risaltare. La storia prevede una serie di ostacoli e problemi che vengono risolti man mano da Flora con arguzia.
In modo ironico è una critica al pensiero della società sul ruolo della donna, sulla sua posizione. Molte volte vengono riportati i pensieri di Flora riguardo i commenti degli uomini che la circondano. Un esempio tra tutti, Mr Cymice, che viene presentato come un intellettuale noioso, dalla lingua troppo lunga. La protagonista sa comunque come mettere tutti in riga.
Da questo romanzo, nel '95, la Bbc ha prodotto un film per la televisione, in Italia uscito al cinema. L'abbiamo trovato nel sistema bibliotecario in formato VHS, ma non possedendo più un videoregistratore, ne abbiamo guardato dei pezzi su YouTube, ansiose di vedere da chi fossero interpretati i nostri amati personaggi.
Siamo riuscite ancora a recuperare col prestito bibliotecario "Lo scapolo": in opposizione, lo abbiamo trovato privo di quel brio e quella leggerezza che caratterizza La fattoria. Le descrizioni risultano più accurate ma rendono la lettura meno scorrevole, e i personaggi non brillano come nel precedente. Ci siamo chieste cosa fosse successo, quale fosse la causa di un cambio di stile così evidente... Non lo abbiamo apprezzato tanto quanto il primo.
La colazione l'abbiamo consumata di nuovo insieme! Abbiamo deciso per una bella gita a... Venezia! Nel nostro giro di due giorni abbiamo camminato e fatto molte foto, visto alcuni degli scorci più belli della città, la libreria Acqua Alta, dove non abbiamo mancato di comprare libri, visitato un paio di musei (Guggenheim e Ca' Pesaro, una bella immersione nell'arte contemporanea), e mangiato un sacco di dolci!Ora, per la nostra colazione abbiamo fatto alcune ricerche online, scoprendo diversi caffè e pasticcerie storiche.
Abbiamo deciso però di scegliere un piccolo baretto trovato nel nostro girovagare. Ci è piaciuto l'accento dei gestori, l'aspetto informale, semplice e che ci ricorda un po' il bar di quartiere, con la clientela fissa che lo frequenta e non ha bisogno di fissare la vetrina delle paste per 20 minuti come le sottoscritte, in quanto habitués.
Quella mattina ci siamo prese un cappuccino (di soia per Fede), due tipi di croissants con ripieno di creme, più una pizzetta di sfoglia per Fede (sembrano essere molto diffuse qui a Venezia!). Avevamo fame. Se pensate che fossimo soddisfatte...
A questo punto la nostra colazione in due tappe si può dire conclusa, anche se Fede...
Ad ogni modo, Venezia è sempre bellissima!
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