Inizio con una verità rivelata per Jas: non sarà questo l'ultimo libro di Haruki Murakami che verrà recensito sul blog. Sospetto ce ne saranno altri. I Japan lover sono ovunque, lo so che non ti convertirai mai, non è necessario, ti basterà avere un po' di pazienza...Intanto, perdonami per essere monotematica. Anzi bi-. Con il libro di oggi unisco due mie grandi passioni-ossessioni: il Giappone e i libri che aiutano a fare cose. Tipo a vivere.
Questo è per me un titolo da tenere sempre e per sempre nella mia personale biblioteca. Che ho prestato e non è mai tornato, che ho ricomprato e regalato. Quando cerco ispirazione o la voglia di fare, penso alla disciplina di Murakami, e un po' mi deprimo per la mia mancanza di costanza, un po' mi motivo.
Cos'è "L'arte di correre"? Non è un romanzo, ma una lunga riflessione sulla carriera di scrittore e corridore. Con molta umiltà e discrezione presenta un'analisi di sé stesso in queste due vesti.
Perché leggerlo?
Parto dal basso: potrebbe essere desiderio voyeuristico, ma se apprezzate Murakami, è come avere tra le mani un suo diario personale, attraverso il quale capire meglio lo scrittore e la persona. E l'atleta.
In secondo luogo, è un esempio da cui prendere ispirazione. Ogni giorno lui corre e scrive, attività verso le quali usa la stessa attitudine:
"Se desidero arrivare più lontano aumento in proporzione la velocità, ma se accelero il ritmo, riduco la durata dell'allenamento, perchè l'essenziale per me è ritrovare domani il piacere fisico che provo oggi. Quando scrivo un romanzo è fondamentalmente la stessa cosa. Anche se sento che potrei continuare, a un certo punto poso la penna. Così mi sarà più facile mettermi al lavoro il giorno seguente. Ernest Hemingway ha detto qualcosa di simile. L'importante è la continuità - non spezzare il ritmo. Nel caso di un'opera molto lunga è fondamentale. Se si riesce a mantenere un ritmo costante, qualche risultato bene o male lo si ottiene."
Racconta di come lo scrivere un libro attraverso parole e frasi inventate dal nulla sia equivalente a maneggiare qualcosa di tossico e che per bilanciare ha bisogno di creare una base forte nel fisico:
"Insomma l'attività artistica, fin dalle prime fasi del suo sviluppo, ha in sé una componente malsana e antisociale(...) Ciò che io penso, tuttavia, è che se speriamo di scrivere a lungo in maniera professionale, dobbiamo costruirci un sistema immunitario specifico che possa neutralizzare quel pericoloso, se non fatale, elemento tossico che abbiamo dentro di noi. Riusciremo così a trovare un antidoto più efficace contro un veleno tanto potente. (...) Per manipolare qualcosa di veramente malsano è necessario condurre una vita più sana possibile. Il che non significa assolutamente che sano e malsano si trovino agli antipodi. Sono due entità che si compensano a vicenda,e in alcuni casi possono persino combinarsi."Sembra, dove anche parla della fatica fisica, oltre che della scrittura, che abbia una modesta conoscenza di sè stesso e che con gli anni abbia imparato a costruire il suoi equilibrio, non perfetto, non universale, ma valido per la sua vita.
Cosa non manca? Come in tutti i suoi libri, ritroviamo la musica, mai assente in Murakami, che ci aiuta ad entrare nella sua atmosfera. E il suo linguaggio, asciutto e semplice che con poche linee riesce a far arrivare il messaggio.
E quasi quasi mi viene voglia di andare a correre...
Ma prima la colazione: poteva mai mancare l'elemento Giappone? Ho scelto una combinazione di elementi che difficilmente potrei trovare in un bar: frullato di latte di soia, banana e matcha. Poi, pesche e albicocche e il mitico shokupan, il pane in cassetta giapponese, così buono che l'ho mangiato nudo, senza marmellate, senza niente. Il negozio dove ho trovato la frutta che sa davvero di frutta e il pane, si chiama Terroir, ed è un piccolo scrigno di tesori:
https://www.terroirmilano.it/il-negozio/
A Milano sono alla ricerca di frutta che ne abbia davvero il sapore. Sto
provando un po' di tutto, dal mercato settimanale al supermercato,
dalle piccole botteghe di quartiere ai supermercati di lusso in cambio di reni o altri organi non
rimpiazzabili. Senza prenderci in giro, frutta e verdura buone sono un lusso, non avendo orti a portata di mano. Terroir, super approvato, se abitate a Milano e non lo conoscete, vale la pena andare!
Non sono sicura sia una colazione per corridori, ma il gusto della frutta che sa di frutta, (finalmente!) e quello dello shokupan mi fanno viaggiare!
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