A colazione con... Carlo - "I giorni dell'abbandono" di Elena Ferrante

Un nuovo ospite! Ecco a voi Carlo che ci presenta un romanzo di Elena Ferrante. E dopo una breve presentazione, ecco le sue parole! 




Ciao a tutti, mi chiamo Carlo, aspirante ingegnere e impiegato assicurativo. Di seguito la mia
recensione su "I giorni dell'abbandono" di Elena Ferrante.

L'autrice, già dall'incipit del romanzo, mette in evidenza l'evento che funge da detonatore di tutto l'avvicendamento, ovvero la subitanea fine di un matrimonio apparentemente solido. La vicenda vede come protagonista Olga, donna di 38 anni con due figli, Gianni e Ilaria, abbandonata da un giorno all'altro dal marito ingegnere Mario.
Questi non adduce un vero motivo, solo un "vuoto di senso", che successivamente viene identificato con una ragazza ventenne Carla, a cui lo stesso aveva impartito ripetizioni di Chimica e di cui Mario si era innamorato.
Tutto ciò costituisce l'inizio di una profonda crisi interiore per la protagonista, che intraprende un difficile e doloroso viaggio introspettivo, a tratti quasi ossessivo, volto alla ricerca di possibili mancanze, lacune ed errori che avrebbero potuto provocare la conclusione del matrimonio.
Olga si abbandona al suo dolore, cade in un abisso di disperazione e tormento, rasentando quasi il limite della follia, intrappolata in un senso di perdizione (il vuoto di senso), che la rendono sempre più fragile. I gesti più ordinari le sembrano sconosciuti, le responsabilità da madre risultano un gravoso fardello. Riemergono, inoltre, le paure dell'infanzia: Olga si paragona spesso alla "poverella", donna dei suoi ricordi giovanili che aveva subìto la sua stessa sorte, pertanto definibile quasi come fantasma del passato che la tormenta, per la paura di non poter andare avanti senza un uomo e senza amore.
Proprio in queste pagine si assiste ad un cambio di registro: numerosi saranno i termini cosiddetti volgari, che ben esemplificano l'abbrutimento e l'avvilimento fisico e morale della donna.
A tal proposito, mi sembra doveroso segnalare un passo sull'amore all'inizio del sedicesimo capitolo (di cui non ho intenzione di fare spoiler, perché merita di essere letto), in cui si associa l'amore al desiderio sessuale.

Si evince, dunque, come quest'abbandono sia di triplice validità: quello subito dal marito, quello verso se stessa e per ultimo quello verso i figli.

L'apogeo viene raggiunto in una giornata di agosto, quando il figlio Gianni si ammala e il cane Otto muore. Olga cerca l'aiuto della figlia minore Ilaria, che però non è completamente in grado di comprendere la precaria condizione emotiva della madre. Altri due fattori complicano la situazione: la nuova serratura della porta di casa sembra essere bloccata e il telefono non funziona da giorni.
Viene ben descritto lo stato confusionale del personaggio principale, che si sente prigioniera nella sua stessa casa. Le avversità vengono superate da un'improvvisa consapevolezza, maturata dalla visione della morte del cane Otto. Olga comprende di non essere più innamorata di Mario, rinsavisce e riprende totalmente il controllo della situazione e di se stessa e, aiutata dal vicino Aldo Carrano, risolve tutto. Ed eccoci giunti al momento di riscatto e della presa di coscienza della protagonista, che acquisisce la forza per ricominciare.

Il libro è davvero di agevole e scorrevole lettura: Elena Ferrante descrive alla perfezione l'animo di Olga e il lettore si immedesima facilmente nella vicenda, tanto da rimanere col fiato in gola. I periodi sono molto incalzanti, in quanto viene giustapposta un'oculata interpunzione. I pensieri di Olga esplodono in maniera vulcanica, come se fossero uno stream of consciousness, che delinea e accentua la condizione psicologica instabile della protagonista, rendendola estremamente verosimile.

Un piccolo dubbio mi è sovvenuto sul genere del romanzo: formazione o psicologico?
Ritengo che il libro si collochi a cavallo delle due tipologie, dal momento che si assiste ad una crescita importante a livello personale della protagonista, tipica del romanzo di formazione. E', tuttavia, evidente che l'autrice focalizza l'attenzione sui meccanismi mentali del personaggio principale rispetto alla fabula, peculiarità che contraddistingue il romanzo psicologico.

Concludo, ringraziando Matteo, il mio coinquilino, che mi ha caldamente consigliato il libro.

COLAZIONE
Ed eccoci arrivati al mio punto preferito: la colazione.
Scoperta per caso, dopo aver incontrato la mia amica Jas alla fermata della metropolitana, vi propongo la pasticceria Buntà, in Piazza Statuto a Torino.
Preannuncio già che non sono un grande amante di caffè e simili (so bene che Jas ha già le lacrime agli occhi), ma quel cappuccino era davvero delizioso e i croissants ben sfogliati, burrosi e ripieni al punto di giusto di crema conducono in una dimensione parallela di estasi.
Un piccolo angolo di tranquillità e pace nel centro di Torino.


Per saperne di più sul Buntà:

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