Oggi finalmente molte attività hanno riaperto al pubblico e anche noi apriamo di nuovo le porte alle recensioni ospiti con Stefano, il poeta in gilet, il traduttore di professione, lo scrittore di romanzi mai finiti, l' ideatore di progetti incredibili abbozzati dove capita.
Lo presentiamo con una sua poesia:
Autoritratto 2
Un po' anche nell'aspetto
Conservo nell'anima brandelli di scimmia
smorzano ogni presunzione angelica
mi fanno umano, molto umano
A lui parola, colazione&recensione.
“L’estate incantata” di Ray Bradbury
Si prenda un luogo familiare benché di
fantasia, che abbia il sapore di un luogo d’infanzia. Si trovi un
bambino di dodici anni, Douglas, che scopre d’un tratto di essere
vivo, e lo si osservi condividere con il fratello, Tom, la meraviglia
di questa scoperta. Si aggiungano, è possibile trovarne camminando
tra le strade di Greentown, un giovanotto di trent’anni che si
innamora di una meravigliosa signora di novantacinque, la malinconica
storia della macchina della felicità, la gioia di correre dentro le
nuove scarpe da ginnastica (che fanno correre fortissimo), ascoltare
il colonnello Freeleigh che incanta i ragazzi con le sue storie, e
Lavinia, Helen e Francine. Si prenda poi del vino di dente di leone,
capace di imprigionare tutti i sentori dell’estate (sentimenti
compresi), l’estasi de essere vivi, la paura di morire, un
pericoloso criminale che si aggira nell’oscurità, forse leggenda
forse realtà, un po’ di stregoneria, un pericoloso crepaccio e
profumo di torta. Si ponga tutto nello shaker e si agiti con
decisione, ma delicatamente, amalgamando il tutto con quella rara
felicità narrativa propria di chi ama raccontare storie.
Versare nell’apposito bicchiere,
qualunque bicchiere va bene e gustare le mille sfumature de:
“L’estate incantata” di Ray Bradbury.
Alcuni scrittori sembrano amare la
scrittura. Non pretendono di educare, non si mettono in mostra, non
sono sacerdoti della letteratura, si fanno prendere dal piacere di
raccontare una storia e Ray Bradbury appartiene a pieno titolo a quel
genere di scrittori. “L’estate incantata” appartiene invece a
quel genere di libri, che sfuggendo ad ogni etichetta, non
troverebbero lo scaffale giusto in nessuna libreria…nemmeno nello
scaffale dei libri dedicato a Ray Bradbury. Conosciuto soprattutto
per ”Fahrenheit 451” e “Cronache marziane”, in questo libro
Bradbury, sempre con spirito leggero, attraverso il racconto
dell’estate del 1928 affronta una serie di riflessioni sul vivere.
Lo fa attraverso lo sguardo dei ragazzi o dei vecchi, cogliendo la
stessa fame di vita nei giovani che, alla vita si affacciano e nelle
persone che, pur avendone molta alle spalle, della vita non sono
ancora sazi.
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