Questo romanzo è il racconto
dell'esperienza della migrazione dal punto di vista di chi parte, e
scopre cosa vuol dire essere immigrato, essere diverso, in alcuni
casi in modo sottile, in altri in modo esplicito e violento.
Descrive anche certe sfumature, come ad
esempio cosa vuol dire venire da un paese considerato (dagli altri)
povero, arretrato se non addirittura dai tratti primitivi, il famoso terzo mondo, e andare negli Stati Uniti, in America, per vivere
il sogno americano, con occhi da straniero.
Questo romanzo si presenta come un bel
mattoncino di quasi 500 pagine, ma non spaventatevi, è molto
scorrevole.
Ci spiega com'è facile cadere negli
stereotipi, dal lato degli nativi, di chi ospita e dall'altro,
degli stranieri che arrivano e cercano di adattarsi, di capire le
differenze e superarle, di diventare parte della società ospitante.
In ogni caso, si rimane sempre un po'
stranieri, anche dopo anni di vita, di quotidianità, in un paese che
non è il nostro paese, ma una seconda casa.
Con grande ironia, la protagonista, in
una continua descrizione di esperienze che si alternano tra passato e
presente, tra Nigeria e Stati Uniti, ci mostra com'è essere
dall'altra parte al giorno d'oggi.
Un romanzo che con la leggerezza dello
stile racconta temi importanti e difficili da affrontare: le
difficoltà, i disagi, le paure, le speranze, i successi e i
fallimenti di chi lascia il proprio paese in cerca di un futuro
migliore e, quando torna, è inevitabilmente cambiato. Anche il
ritorno si presenta difficile, perché se noi cambiamo, durante la
nostra assenza anche la realtà del posto che lasciamo le persone, i
paesaggi, il modo di vivere cambia. Facciamo fatica a riconoscere
luoghi familiari, che non rispondono più all'immagine idealizzata
che abbiamo in testa. Facciamo fatica a capire e a farci capire, fino
a quando, col tempo, casa torna ad essere casa.
L'originalità del testo trova il suo
punto più alto con il pretesto del blog, il cui titolo è:
“Razzabuglio, o varie osservazioni sui Neri Americani (un tempo
noti come Negri) da parte di una Nera non Americana”. La storia,
infatti, viene interrotta di tanto in tanto con alcuni post che
servono a parlare della differenza tra Neri Non Americani e Neri
Americani, attraverso aneddoti ed episodi, alcuni molto divertenti,
su diversi aspetti culturali (uno per tutti: i
capelli afro. Per chi non ha capelli particolarmente ricci o crespi, posso assicurare che è un altro mondo, dove la sofferenza per
domarli, per farli sembrare lisci e morbidi come la modella bellissima bionda della tivù, dove l'assenza di prodotti adatti e di persone che siano
realmente in grado di prendersi cura della vostra testa è la realtà di tutti i giorni).
Attraverso il blog, l'autrice racconta
in maniera estremamente schietta, diretta e con grande ironia cosa
pensa dell'America e degli americani, da un punto di vista, appunto,
non americano.
Un altro aspetto molto interessante è
la descrizione delle elezioni americane vinte nel 2008 da Obama,
viste da dentro, negli Stati Uniti, sempre con un punto di vista
esterno ma molto ravvicinato: le elezioni americane lasciano ogni
volta il mondo intero col fiato sospeso, ma per quanti notiziari si
guardano, è difficile farsi un'idea di come questo importante evento
politico venga vissuto dalla popolazione americana. Quelle elezioni,
in particolare, sono state motivo di grande attenzione perché
portavano una carica emotiva molto forte e la speranza di grandi
cambiamenti. Tutte queste sensazioni ed emozioni vengono descritte in
quella che è la quotidianità della protagonista e del gruppo di
persone (democratiche) che la circondano e che sostengono la campagna
elettorale.
Insomma, se volete farvi un'idea di
cosa voglia dire vivere da “immigrato”... Leggete questo libro!
Di recente ristrutturazione, il bar
accAdemia ha cambiato aspetto optando per uno stile che rimanda
all'urban, (avete in mente quei film ambientati a New York, in
caffetterie eleganti e moderne, dai colori caldi e rilassanti, magari
con oggetti di design o opere d'arte come arredo? Ecco quello che
intendo).
Il bar è frequentato soprattutto dagli
studenti dell'accademia di belle arti che si trova esattamente
dall'altro lato della strada, in pieno centro città. In questo caso,
mi sento di dire che anche la clientela fa la sua parte nel creare
una certa atmosfera, con richiami a tendenze stilistiche, mode e
provenienze culturali variegate.
Di questo bar mi ha colpito la scelta
dei colori, un verde petrolio che si intona bene agli arredi in legno
e con alcuni tocchi di design, come le originali lampade a muro o le
decorazioni e le opere d'arte sparse sui muri del locale. Non mancano
piccoli vasi che ospitano mini piante grasse sui tavoli.
Com'era composta la mia colazione? Il
solito cappuccino e il mio preferito che, ahimè!, non sempre trovo,
ma qui c'è: la treccia alle noci e sciroppo d'acero (una botta di
zucchero che vi stenderà, ma cavoli quant'è buona!).
Altro punto a loro favore: le ragazze
che ci lavorano. Sono giovani, attente, professionali e super
gentili, vi sapranno accogliere con un bel sorriso.
Commenti
Posta un commento