Recensione a quattro mani - "La linea del colore" di Igiaba Scego. E noi... sognando un maritozzo nella sua Roma

Igiaba Scego è una giornalista e scrittrice romana di origini somale. Negli ultimi anni, oltre che per i suoi romanzi, si è distinta per i bellissimi articoli di approfondimento sul colonialismo italiano che potrete trovare su Internazionale
Una curiosità: ha creato una trilogia senza volerlo, con Adua, Oltre Babilonia e La Linea del colore.
Ed è proprio quest'ultimo il libro di cui vorremmo parlarvi.


Troviamo in "La linea del colore" l’alternanza di due storie in due epoche diverse (scritte con caratteri diversi!), dove protagoniste e guide sono voci femminili. Tanti sono i temi che si ritrovano tra cui l'affermazione della propria identità, l’arte come mezzo di salvezza, il viaggio.
La protagonista dei tempi attuali, Leila, è una curatrice d’arte con origini somale, che ripercorre le tappe di una pittrice statunitense nera, Lafanu Brown, che a Roma, sua stessa città, riconquista il legittimo diritto di espressione come artista e come donna. Qui scopriamo la sua vita, i suoi tormenti, la ricerca dei colori perduti in seguito ad una violenza, non solo come episodio unico, ma come sistema base della società. E' un personaggio forte che insegue il suo sogno e riesce concretizzarlo tramite la pittura, nonostante per tutta la sua vita subisca discriminazioni di tipo razziale in quanto nera, sessista in quanto donna. Dà modo di identificarsi, finalmente ci si sente rappresentate da un'artista donna di origini altre.

Questo libro molto toccante regala tantissimi spunti di riflessione: abbiamo deciso di approfondirne solo qualcuno per non trasformare una recenzione in una tesi di laurea. 
La maggior parte dei personaggi sono donne (voluto?) e hanno ruoli di rilievo o comunque si sono create il loro posto nella società, quella del 1800 dove le donne spesso non avevano voce. Gli uomini sono presenti, ma non sono presenze costanti, vanno e vengono nella narrazione. I punti di vista sono sempre completamente femminili.
Nella linea temporale di Leila, il presente, si aggiunge una sfumatura, l' essere donna e migrante, la paura di perdere il proprio corpo, di quello che potenzialmente si potrebbe subire. La straziante vicenda della cugina Binti racchiude tutto ciò. Anche lei si riappropria di se' stessa tramite l'espressione artistica. Nelle storie che corrono sui due binari temporali distinti, ci sono punti in comune ricorrenti.
Collegandoci a Binti, un tema che colpisce subito qualunque lettore e lettrice è l'espressione passaporto forte” che concede la libertà di viaggiare: cosa significhi forse non ce ne siamo mai nemmeno davvero rese conto. La nostra volontà di spostamento, dettata da motivi di studio, lavoro o vacanza (qualcuno si ricorda come si fa?) non è mai stata intaccata davvero, nè le nostre vite mai sotto minaccia. Perchè siamo nel lato "giusto" del mondo.
Leggerlo con questa espressione è come un pugno inaspettato. Un'espressione che ci costringe a riflettere, ad uscire dai discorsi da bar. Binti invidia quello che si rivela un privilegio, e denuncia l'impossibilità di viaggiare libera e al sicuro. È la realtà di una parte della popolazione mondiale.
Entrambe pensiamo sia assurdo che la possibilità di movimento non sia dettata da motivi logici, ma da confini politici, da accordi tra paesi. Che due persone di uaguale età, dotate di pari talento, non avranno le stesse opportunità se provenienti da due continenti diversi.
Lo stile di Igiaba Scego è coinvolgente, commovente, non si può rimanere distaccati, guida e accoglie nel suo punto di vista, ti tira dalla sua parte. Attraversa molti temi forti, getta luce su aspetti oscuri o sicuramente non piacevoli con delle frasi che rimangono incastrate nei pensieri. Si trovano delle ripetizioni di argomenti e di parole che talvolta diventano ridondanti. Si tratta di chiarire al meglio il contesto e i concetti ad esso legati? Mira alla sensibilizzazione, raccontando e insistendo su alcuni dettagli per far passare al meglio il messaggio?
Per Fede è questione di stile, lo ha ritrovato in altri suoi libri che entrambe hanno avuto modo di leggere in questo mese (“La mia casa è dove sono” e “Oltre Babilonia”, consigliati entrambi).
E’ venuto spontaneo chiedersi... chi è il/la lettore/lettrice ideale di Igiaba Scego? Una persona che non sa nulla di come sia vivere da migrante/straniero/pseudotale o una persona che, anche se non per esperienza diretta, conosce certe storie? 
Libri come questo che raccontano storie altre che completano la “Storia” (quella che si studia male a scuola), ci aiutano ad avere un quadro più completo del passato, una visione più complessa e stratificata, non statica ma dinamica di come le situazioni, gli eventi potevano influire sulla vita dei singoli e della comunità. Inoltre ci dà modo di avere una rappresentazione più realistica e inclusiva della società, raccontando le esistenze di persone che nella “Storia” non vengono mai nominate, dando così una visione parziale, incompleta. Meriterebbe un approfondimento il passato colonialista italiano, o l'idea di una presunta purezza di un paese che si trova al centro del Mediterraneo, un corridoio di accesso a tante stanze diverse.
Di temi, come abbiamo detto, ce ne sarebbero ancora tanti (dalla schiavitù alle migrazioni oggi, dagli stereotipi alle discriminazioni, dal ruolo dell’arte nella società alle difficoltà di essere artista ieri come oggi, dalla rappresentazione dell’Italia attraverso gli occhi degli stranieri che ci vivevano nel 1800 a com’è vista oggi, dai rapporti di amore e amicizia alle convenzioni sociali…), ma non possiamo analizzarli tutti.
Se leggendolo vi verrà voglia di approfondire, di confrontarvi con noi, saremo felici di leggere i vostri commenti.

E la colazione???
L'associazione di una colazione a questo libro non è stata immediata. 
Volevamo qualcosa che avesse una relazione con la protagonista, la scrittrice e noi. Il punto in comune è Roma. Cosa si mangia a Roma? Jas in modalità studiosa ha scoperto che popolari sono o la pizza rossa, o i maritozzi. Abbiamo optato per questi ultimi. La zona rossa unita alla nostra pigrizia ci consente mobilità molto limitata, quindi facciamo buon uso dell'immaginazione, e rimandiamo la verifica a quando potremo muoverci.

Jas e Fede, guardando la foto di un maritozzo:
J: Ma secondo te, com'è un maritozzo?
F: Mi immagino di affondare i denti in una nuvola di panna...Quanto dovremmo correre per smaltirlo?

J: Dai, finché immaginiamo, va tutto bene: lo smaltiamo da sedute mentre facciamo meditazione! Ad ogni modo, secondo me sta bomba mi riempie come il pranzo di Pasqua! Meglio berci una tisana insieme... limone, miele e zenzero di Pukka Herbs, e come dice sempre mia madre, lo zenzero è la cura a tutti i mali!
Ma a te tutta sta panna convince? Perché a me non fa impazzire, ma siamo professioniste delle colazioni e quindi lo proverò.

F: Brava, è per la scienza. Nelle ricerche online ho trovato la sua origine: molti siti web lo danno come una delle specialità per la colazione nella capitale. Wikipedia lo definisce genericamente un “dolce tipico del Lazio” dalle antiche origini (sembra addirittura che la ricetta arrivi dall’antica Roma). Sul nome poi le teorie sono molto divertenti, ma nessuna confermata: pare venisse regalato dai futuri mariti alle fidanzate con dei regali all’interno... Tipo l’anello per la proposta di matrimonio dove lo vuoi nascondere? Nella panna, così gli dai un morso e ti spacchi un dente. Un ottimo inizio.
J: Ecco, vedi che sposarsi porta solo rogne? Quelli addirittura iniziavano con le fatture del dentista! Tornando al dolce: la base, a guardarlo così, mi dà l’idea dei panini dolci e soffici (ingredienti: farina, uova, miele, burro e sale), tipo quelli di latte che a volte mangiavo quando ero piccola, e a pensarci bene mi sa che tutto insieme sarà un pò troppo dolce per i miei gusti... Quasi quasi una spolverata di cannella ad aggiustare non pare una cattiva idea. Ne vuoi un pò anche tu? 

F: E sia. 

Andiamo avanti a immaginare, sognando maritozzi...

Commenti

  1. Mi è venuta voglia di leggere tuta la bibliografia di Igiaba Scego!
    Sicuramente prima o poi leggerò qualcosa :) Grazie per questa bella recensione!!
    A questo punto vorrei leggere il libro durante una gita a Roma

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    1. Leggere Igiaba Scego mentre si gira per le strade di Roma dev'essere davvero una bella esperienza, gran buona idea!

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