A colazione con... Anna - "Vabbè. Mi sono fatta di peggio" di Giulia Nardo e Laura Scaini

Iniziamo questo nuovo anno con una recensione ospite!
La prima è di Anna Rizzo, un'antropologa che, come ci spiega con parole sue, "studia ed esplora contesti culturali arcaici, vivendoci".
Jas l'ha conosciuta qualche anno fa, spulciando tra i profili social e dei progetti. Il suo pensiero è stato: "Wow!!! Che lavoro figo!". Poi ha avuto modo di incontrarla durante un evento a Torino.
Da quel contatto ne è nata una bellissima conoscenza.
Ora le lasciamo la parola, per raccontarci le sue impressioni su "Vabbè. Mi sono fatta di perggio", di Giulia Nardo e Laura Scaini.
Buona lettura e.. buon divertimento!




Dato che la monogamia non è una priorità, cercheremo di farci il meno peggio.
Incontrare un uomo o una donna, in piena pandemia, per soli quindici minuti di gloria o per una storia ai tempi del Covid, è quasi impossibile. Dalla relazione digitale all’effettivo incontro, non è semplice vedersi. Quindi è meglio flirtare con più persone, avere quello che tecnicamente è un “parco macchine a disposizione”, per attraversare i lunghi mesi invernali che ci aspettano. Oltre quelli già passati, in cui, ci siamo illuse di aver trovato un possibile o probabile partner con cui passare il lockdown

Pescare dal web, per chi non è abituato, è davvero tragico, direi impossibile. La nostra vita sessuale, come ci conosciamo, come ci approcciamo, cosa ci raccontiamo, rivela parti di noi inedite, un viaggio che ci catapulta in scenari che non sapevamo nemmeno di poter esplorare. Gli incontri sono davvero magici, e con questo spirito ho letto quello che è diventato in questi giorni la mia Bibbia, il mio libro di riferimento. Fino a quando non lo leggi, pensi che solo a te capitino certe situazioni infauste, ridicole e imbarazzanti.
Quando prima di raccontarle alle tue amiche, somatizzi le situazioni assurde in cui ti sei trovata. Leggerlo è un atto liberatorio, che fa volare in aria coriandoli di storie normali, normalissime, in cui si ha anche il diritto di fare schifo. Di avere pretese assurde, imbarazzanti, infantili o fantastiche. In cui si riabilita la parola bombare, che sembra appartenere solo a una nicchia di sedicenni, invece no. E’ un termine che fa molto ridere, e per alcuni desacralizzante, invece a me diverte. Molto più del termine scopare, che mi sa di sgabuzzino. E finalmente si parla di kinki, che da due settimane me lo chiedono ma non ho ancora capito nella pratica in cosa consiste, e che a quanto pare ci si seleziona anche per questo.

Si sdogana la pesca a strascico su Tinder, o su Grindr, in cui ho sempre titubato nel loggarmi perché già attraggo fenomeni e casi umani, e queste App avrebbero solo aumentato questo mio super potere. E invece qualcuno riesce davvero a frequentarsi, anche solo per farsi fare una lavatrice. Quindi un’app diventa scambio di beni sia relazionali che di servizi. Che forse dovremmo suggerire di usarla anche per creare i gruppi di ricerca scientifica. In modo da mettere in chiaro fin dall’inizio che si può flirtare pubblicamente e non solo di nascosto, quando la moglie o il marito dormono. 

Ragazzi e ragazze che millantano super prestazioni, che in teoria sono divinità a letto e poi hanno bisogno di prestazioni sanitarie. Anche io ho fatto queste figure beghine. O suocere, che al primo appuntamento, dicono al figlio davanti alla nuova ragazza che possono avere di meglio. E ha ragione la mia ginecologa, che dice, che noi donne siamo fin troppo accomodanti con gli uomini. Che sarebbe bello che, scrivessero loro i dpcm per frequentare i maschi, perché forse sono davvero puri atti sanitari, di benessere psicofisico, in cui certi argomenti, non dovrebbero entrare in camera da letto. Tipo il lavoro, la mamma, la famiglia, la casa, le sue paturnie, le frustrazioni, l’ex, il lavoro, i colleghi. Che anche noi abbiamo la nostra storia, e non usiamo gli altri come se fossero cliniche. Non è un discorso asettico, ma bisogna scindere una sana scopata, con una relazione in cui si costruisce insieme un percorso. Che può finire anche presto, che non deve essere per forza a vita o durare anni e scapparsene in piena notte.

Altre, sono storie di “un bel niente”, in cui noi, ci siamo fatte dei gran film per non aver voluto leggere il contesto, gli input visibili a caratteri cubitali, ritrovandoci con partner avidi, taccagni, che non si lavavano, molto infantili, che non hanno mai visto il corpo di una donna o che oggettificavano il sesso come nei telefilm americani. Facendoti l’elenco delle cose da fare a letto, tipo to do list.
Sono tutte storie bellissime, a loro modo maestre, piccole perle di noi. Simili ai messaggi audio che mandiamo alle amiche o agli amici raccontando la nostra ultima débacle. Potrei tener dei corsi sulle figure assurde che ho fatto. 
E invece Giulia Nardo e Laura Scaini, con Vabbe. Mi sono fatta di peggio, per Prospero Editore si sono prese in maniera pragmatica l’onere di raccogliere tante storie e categorizzare in maniera perfetta questi piccoli koan, queste piccole storie di vita, che dovrebbero essere lette tra amici, a Natale. 

Io ne ho lette alcune alle mie amiche al telefono, dato che in questo periodo, come tutti siamo a casa e la nostra vita affettiva è in pausa, e ho fatto finta che fossero accadute a me, giusto per non perdere il ritmo dei capitomboli che ho fatto. Perché fanno ridere e sono profondamente umane. E per prepararci al dopo, quando usciremo da questo disastro sanitario, in cui tutti, ma proprio tutti si lasceranno, e noi single faremo gli straordinari e ce li bomberemo tutti (i casi umani).

Anna Rizzo




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