A colazione con Jas - "Un delitto fatto in casa" di Gianni Farinetti e l'Auberge de la Gare di Hône in Val d'Aosta
“Un delitto fatto in casa” è un
romanzo di Gianni Farinetti, edito da Marsilio.
La mia copia è un
prestito di mia sorella Giada. Me l'ha proposto quasi due anni fa,
una lettura leggera e divertente, così me l'ha presentato. All'epoca
non ero in vena di queste storie, ho rimandato. Me ne sono
ricordata quando quest'estate cercavo una lettura leggera e
divertente: ho deciso di dargli una possibilità.
Di che cosa si tratta? E' un giallo, in
pieno stile “piemontese”. Che cosa intendo? Ora ve lo spiego.
Il libro si apre con la lista dei
“personaggi, interpreti, figuranti e partecipazioni straordinarie”,
quasi fossero i titoli di un film e segue subito un'avvertenza per il
lettore, che l'autore usa come scusa per creare un piccolo dizionario
dei termini in dialetto utilizzati lungo tutto il romanzo. E vi
assicuro che, se non sapete nemmeno una parola di piemontese, torna
utile... Un esempio?
“Burnìa. Sost. Femm. Contenitore di vetro ove di solito riposano le acciughe sotto sale (anciue, in lingua). Il gorgonzola che tenta la vorace Usuelli nel quarto capitolo è, al femminile, la bergonzòla, familiarmente abbreviata in bèrgo o in gòrgo.”
Già da questo glossario, l'autore ci
introduce nel vivo della storia, presentandoci uno dei personaggi in
azione, e il suo stile tra il familiare e il formale.
Sul formaggio citato svelerò un
segreto, legato all'influenza del dialetto nelle nostre vite. Quando
nel 2015 mi trovavo per lavoro a Milano, ho avuto un'accesissima
discussione con i miei amici (milanesi) proprio per come io lo
nominavo: per me, fino a quel momento, era sempre stata la gòrgo,
mentre loro insistevano nel correggermi, dicendo che al massimo
poteva essere il zola.
Ma ora torniamo al romanzo.
La vicenda si svolge a cavallo del
Natale, esattamente tra il 23 e il 27 dicembre, in diversi posti tra
il cuneese, Torino, la Liguria e la Costa Azzurra: ovvero le zone
frequentate da qualunque piemontese per lavoro
o divertimento, da secoli.
I protagonisti sono i componenti di una famiglia in vista della zona di Bra, tra nobiltà e alta borghesia.
Per i primi capitoli l'azione è
piuttosto lenta, i dialoghi e i pensieri dei personaggi vengono
riportati con una novizia di particolari che, a dirla tutta, fino a
quando non avviene il primo omicidio si fa fatica a capirne il
motivo: tutti questi dettagli apparentemente futili, quasi di troppo.
Ma come ogni giallo che si rispetti,
sono proprio i particolari a svelarci l'assassino. In questo caso,
questa ricchezza nelle descrizioni aiutano chi legge a farsi un'idea
di ogni singolo carattere.
Tutti complessi e completi nelle
emozioni e nelle caratteristiche che li contraddistingue, con segreti
da proteggere a tutti i costi – ogni ricca famiglia in vista ha
qualche sordido segreto da nascondere! - con relazioni difficili in
amore, il lavoro che la fa da padrone, o meglio chi fa da padrone è
l'ingegnere Guarienti, in azienda (e il povero Gambino ne sa
qualcosa) e in famiglia (tutti, dalle signore Guarienti, ai figli,
nipoti e cognati dipendono dall'ingegnere, economicamente e
emotivamente).
Sono personaggi che devono fare scelte
ben ponderate nell'amore, nelle relazioni con i parenti, amici,
dipendenti, soppesando i pro e i contro, per evitare danni troppo
gravi.
Da sfondo il Natale, un evento quasi
obbligato, una riunione di famiglia non voluta, ma a cui nessuno si
sottrae, con i giochi di sorrisi e formalità, di scambi di
battute e frecciatine, di finzione in piena regola – tutti conoscono le reali
situazioni tra i vari componenti, tra amanti, giochi di potere e corruzione, ma nessuno osa parlarne –
insomma, un teatrino ben congegnato.
E mentre si figura questo complesso
quadro di personaggi e situazioni, ecco che avviene il primo omicidio
nel sud della Francia.
Apparentemente un incidente (la pagina
di cronaca locale lo intitolerà: “Accident tragique ou drame de la
solitude?”): la vittima sembra non avere nulla a che vedere con
tutti gli altri (certo la conoscevano, un'anziana facoltosa e snob,
che amava giocare al casinò, ma...).
L'unico collegamento è un testimone
oculare, un giovane innamorato che non ha voglia di passare il Natale
in famiglia a Torino, e che per un banale guasto alla casa vacanza di
Nizza, si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Da qui il romanzo entra nel vivo
dell'azione, e vi assicuro che non lo lascerete più!
Iniziano a cadere i primi veli, tra i
preparativi per le feste nelle ville tra Bra e Cherasco (prima quella
intima in famiglia e poi il ricevimento dopo il concerto natalizio), tra
vestiti sfarzosi e pettegolezzi di paese che piano piano sveleranno i
peccati nascosti.
E poi... Rischio spoiler. Quindi basta,
mi fermo.
I motivi per cui mi è piaciuto sono
tanti: il clima tipico sabaudo, riconoscibile sin dalle prime
battute, il modo di pensare e agire dei personaggi che è lo specchio
del modo di vivere piemontese; e poi il dialetto che si insinua nei
discorsi, che ha una presenza che sembra secondaria e invece è
continua, nei discorsi e nei pensieri, perché certe espressioni,
certi ragionamenti si possono riportare solo con la lingua che si
conosce meglio.
E infine, la sorpresa nel capire chi è
l'assassino. Il motivo piano piano si arriva ad intuirlo, ma il nome
sarà in dubbio fino alla fine.
Che dire, se cercate un libro davvero
divertente, scorrevole, che vi tenga sulle spine e allo stesso tempo
vi faccia strappare un sorriso, ecco allora dovreste dare una lettura
a “Un delitto fatto in casa”!
I gialli di solito li leggo d'estate. E
così nell'estate di questo che io ormai chiamo affettuosamente
“l'anno disgraziato”, ho portato Farinetti a Hône,
sotto il Forte di Bard, in Val d'Aosta (che non ha bisogno di
presentazioni), dove ho soggiornato all'Auberge de la Gare. Con chi?
Con mia sorella, ovviamente.
Conoscevo questo albergo quando era
ancora ostello, carino all'epoca, un buon prezzo, stanze semplici e comode, servizi essenziali... Non era spettacolare, ma per una notte
poteva andare bene. Ci sono tornata senza sapere che nel frattempo
era cambiata la gestione (quando decisi di prenotare, non guardai le
foto del posto, perché conoscendolo, davo per scontato che fosse
come nei miei ricordi).
Che sorpresa!
E poi, uno dei pezzi forti... la carta
da parati!
F-A-N-T-A-S-T-I-C-A! SUPERINSTAGRAMMABILE!
Sì, amanti del
selfie, correte a Hône!
Piccola nota: le stanze sono state
studiate per ospitare da 2 a 3 persone. Per la questione COVID/anno
disgraziato, gli ospiti per stanza potevano essere solo due
(congiunti). Ogni coppia aveva il suo bagno. Di conseguenza, anche i
tavoli per la colazione, distanziati, erano per due.
Per la cronaca, ogni coppia di ospite
ha mangiato ad orari differenti! Quasi non ci siamo incrociati.
La colazione era inclusa nel soggiorno. Ora... chiamarla colazione mi sembra un
po' riduttivo. Quando siamo arrivate, i gestori, Roberta e suo
marito, hanno terminato di apparecchiare e di riempire i pochi spazi
rimasti ancora vuoti con cibo. TANTO CIBO. Io e Giada non sapevamo
che cosa mangiare, tanta era la scelta. Ce n'è davvero per tutti i
gusti e esigenze!
Succhi, acqua, frutta, tè, caffè, cappuccini,
latte (le bevande calde su richiesta), croissants, torte fatte in
casa, muffin, panini dolci, fette biscottate, marmellate, burro,
miele, cioccolata, yogurt, cereali...
Quello che non abbiamo consumato, poi,
ci è stato impacchettato per la merenda (quante coccole!!). Una
volta terminata l'abbuffata, ci siamo alzate e abbiamo pensato: per
fortuna oggi camminiamo e smaltiamo tutto sto bendidio! WOW.
Infine, le belle chiacchierate (IN
SICUREZZA, CON LA MASCHERINA E A DISTANZA), la gentilezza e la
disponibilità dei gestori, davvero da premiare, come il loro impegno
in ogni servizio che offrono.
Un ottimo lavoro, soprattutto
con le difficoltà della situazione che stiamo vivendo; una colazione
incredibile (albergatori di ogni dove: prendete nota!).
In generale
un'esperienza assolutamente da ripetere!
Per saperne di più:
Il sito de l'Auberge de la Gare:
Il blog di Roberta che gestisce dell'Auberge:
Il Forte di Bard, posto consigliatissimo sia per amanti di mostre d'arte sia per chi ama la storia militare:
Il libro sembra accattivante (vorrei avere tempo per leggere tutto!) e la location...pure! dovrei provare anche io la combo! Magari la prossima estate...
RispondiEliminaCi perdiamo tutti in fantasie di viaggi...aspettiamo l'estate!!
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