A colazione con Jas - "La natura esposta"di Erri de Luca e il Bar Olimpic

A Torino ci sono davvero tantissimi bar. Come facciamo ogni volta a sceglierne uno piuttosto che un altro, in effetti è un mistero. Ognuno ha i suoi criteri più o meno consapevoli, certo, ma sarà poi vero che seguiamo dei pensieri precisi per varcare la porta di un bar?

Inizio con questa riflessione perché qualche mattina fa mi sono trovata in una zona di Torino che non vedevo da anni: scendendo dal pullman (qui gli autobus si chiamano così) ho riscoperto via Bologna. Negli ultimi anni, chi vive da queste parti lo sa bene, c'è stata una forte spinta per la riqualificazione urbana di questa parte di città. Le conseguenze sono state diverse: strade più pulite, palazzi ristrutturati, nuovi esercizi commerciali di vario tipo, tra i quali molti bar. Ricordo infatti che fino a qualche anno fa, se avessi dovuto fare colazione da quelle parti, avrei cercato il bar messo "meno peggio", per evitare i clienti fissi che alle 10 del mattino erano già al loro terzo caffè (molto) corretto (e poco caffè). In un certo senso, avrebbero rispecchiato alcuni personaggi del libro di questo post... 

Oggi, invece, la zona presenta diversi posticini invitanti: bar con una varietà di croissant che si possono sbirciare già dalle vetrine, tavolini colorati nei dehors, baristi dietro al bancone che accolgono con un sorriso.
Il bar Olimpic, vicino alla biblioteca Primo Levi, è stato così: appena entrata mi hanno colpito i colori tenui, l'ordine e alcune decorazioni appese alle pareti (poche ma d'effetto: come lavagnette per menù e frasi di benvenuto). I baristi si sono dimostrati subito attenti e mi hanno servita con quella cordialità che contraddistingue i commercianti da queste parti. 

La mia colazione qui è stata piuttosto frettolosa, a dir la verità: sono rimasta al bancone, dove ho consumato un buon cappuccino e un croissant classico alla marmellata.




Il libro che mi accompagna è "La natura esposta" di Erri De Luca, edito da Feltrinelli.
Questo scrittore, che ho scoperto da poco, mi piace moltissimo: la sua scrittura esprime forza e sostanza. Ogni parola, ogni frase, ogni pensiero riflette un modo di pensare concreto e di agire, da artigiano, come il personaggio del suo romanzo.
Il suo stile è pulito, semplice, allo stesso modo spontaneo e schietto. De Luca è uno che "chiama le cose col loro nome". Ed è questo che mi piace. Non ci gira intorno, non condisce di dettagli per rendere più saporita la descrizione. Solo le cose essenziali. Come i bravi artigiani, lui è maestro della parola.
Allo stesso tempo riesce ad esprimere una grande empatia, una sensibilità incredibile nel descrivere sia i personaggi, sia le situazioni. 

"Li chiamano minori, li trattano da oggetti smarriti."

Un altro motivo per leggere i suoi libri? E' uno scrittore di quelli che si prendono la responsabilità delle proprie parole. Prende una posizione da subito, ed è chiara, netta, decisa. Ogni parola fa sentire il peso che si porta dietro, come una pietra: il peso dell'importanza della scelta fatta.
In "La natura esposta", l'autore tocca temi quotidiani, con i quali ci confrontiamo ogni giorno. Il protagonista è un uomo riservato, uno scultore che lavora i materiali e ne esplora la sostanza. Conduce una vita piuttosto semplice, ma dimostra sin dalle prime pagine che prende delle posizioni forti, e che queste sono basate su valori semplici, ma importanti e universali.

"Esiste un'economia del gratis, qualcosa in cambio di niente, ma a simbolo di molto."

De Luca, con il pretesto dell'arte, parla di religione, dell'essere fedeli e dell'essere semplicemente umani, con una coscienza (e un cuore). Riesce a mettere davanti a posizioni scomode, ma moralmente giuste, non solo i suoi personaggi, ma anche il lettore.

Un libro da leggere piano, fermandosi di tanto in tanto, per assimilare meglio il messaggio: restare umani.


Si ringrazia il Bar Olimpic di via Bologna 89.

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